Il Ddl Lavoro, recentemente discusso in Commissione Lavoro e ora in esame al Senato, affronta il tema delle assenze ingiustificate come metodo per ottenere il licenziamento e beneficiare della Naspi. Attraverso la riformulazione dell’articolo 9, la normativa intende contrastare questa pratica elusiva, offrendo ai datori di lavoro un nuovo strumento di controllo e risoluzione del rapporto di lavoro.

In particolare, la norma stabilisce che, in caso di assenza ingiustificata superiore al termine previsto dal contratto collettivo (o, in mancanza di tale previsione, superiore a 15 giorni), il datore deve notificare l’assenza all’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL). L’INL ha la facoltà di verificare la veridicità di tale comunicazione e, se confermata, l’assenza sarà considerata una volontà di dimissione da parte del lavoratore. Ciò solleva l’azienda dall’obbligo di avviare un licenziamento formale e dal pagamento del ticket Naspi. Tuttavia, la risoluzione del rapporto non si applica qualora il lavoratore provi l’impossibilità di comunicare i motivi della propria assenza per causa di forza maggiore o responsabilità aziendale.

Implicazioni giuridiche e critiche
La norma introduce un controllo opzionale da parte dell’Ispettorato, non un obbligo, il che potrebbe rendere l’intervento variabile e soggetto a discrezionalità. Inoltre, il Ddl non stabilisce criteri chiari per la selezione e verifica delle situazioni segnalate, lasciando spazio a possibili disparità tra casi simili.

Diversi precedenti giuridici hanno contribuito a definire un orientamento in merito alle dimissioni implicite legate alle assenze ingiustificate. Ad esempio, una sentenza del Tribunale di Udine del 2022 aveva già sancito che l’assenza prolungata di un dipendente può costituire un comportamento che implica una volontà di dimissioni, esonerando l’azienda dal ticket di licenziamento. Tuttavia, una sentenza più recente del Tribunale di Cremona ha stabilito che il contributo Naspi è obbligatorio per il datore anche nei casi di licenziamento per motivi disciplinari dovuti a condotta ingiustificata.

Possibili rischi per i lavoratori
Il nuovo articolo solleva anche timori per i lavoratori, in particolare riguardo al rischio di una reintroduzione delle cosiddette “dimissioni in bianco”. Nonostante le tutele introdotte con il Jobs Act, l’assenza di obblighi di controllo e verifica da parte dell’INL potrebbe lasciare margini di abuso. Inoltre, la norma non chiarisce se il datore di lavoro possa trattenere dalle competenze di fine rapporto le somme relative al mancato preavviso, generando così potenziali controversie.

In sintesi, la normativa mira a porre fine a pratiche ingannevoli che sfruttano le garanzie esistenti, ma solleva anche questioni interpretative e applicative che richiederebbero maggiori chiarimenti per evitare ambiguità e garantire l’equilibrio tra diritti del lavoratore e interessi aziendali.